presentato l'atto di contestazione
Nella complessa vicenda che coinvolge il Garante della Privacy e Open AI, la lotta per preservare la privacy degli utenti italiani che interagiscono con ChatGpt, il celebre chatbot di intelligenza artificiale, continua senza esclusione di colpi. La più recente tappa di questa "battaglia" è stata annunciata solo ieri, il 29 gennaio, quando l'autorità ha notificato a Open AI un atto di contestazione per presunte violazioni della normativa sulla protezione dei dati personali. Questo rappresenta solo l'ultimo capitolo di una saga che si protrae ormai da quasi un anno.
Già a fine marzo, il Garante Privacy italiano, il primo al mondo a farlo, aveva evidenziato gravi rischi per la privacy degli utenti di Open AI. Successivamente, avviando un'istruttoria approfondita, aveva immediatamente limitato il trattamento dei dati degli utenti italiani, causando il blocco temporaneo di ChatGpt nel Paese. Open AI aveva risposto oscurando temporaneamente la piattaforma. La situazione si era risolta a fine aprile, quando ChatGpt era stato riattivato dopo modifiche alle policy e un accordo con il Garante, almeno sugli aspetti considerati più critici.
Nonostante ciò, l'istruttoria è proseguita, arrivando alla notifica di contestazione del 29 gennaio, ora Open AI ha 30 giorni per rispondere, presentando le proprie difese, mentre un comitato speciale delle Autorità di protezione dati dell'Unione europea è stato istituito per seguire da vicino la questione. La nostra Authority terrà conto dei lavori di questa task force.
In conclusione, Open AI potrebbe affrontare sanzioni significative, fino al 4% del proprio fatturato, pari a decine di milioni di dollari, se il procedimento si conclude con una condanna. La vicenda rimane quindi aperta, con importanti implicazioni per il futuro della privacy nella fruizione di servizi basati sull'intelligenza artificiale.